MARVELIT presenta
# 40
In:
Animali
fantastici e dove trovarli*
di Carmelo Mobilia
* con tante scuse a J.K. Rowling
New York è di certo una
città di meraviglie; i suoi abitanti sono abituati ad assistere a spettacoli
quantomeno insoliti. Se alzate il naso infatti vi può capitare di scorgere il
potente Thor o l’invincibile Iron Man volare sopra le
vostre teste, o se siete fortunati (dipende anche da cosa intendete per
fortuna) di assistere allo spettacolo del l’Uomo Ragno che sventa una rapina o
i Fantastici Quattro affrontare un mostro uscito dal sottosuolo.
Ma la scena che si
presentava sotto gli occhi dei newyorkesi quel giorno era insolita anche per i
loro standard.
L’uomo che si dirigeva
verso il palazzo delle Nazioni Unite, infatti, non passava certo inosservato;
il suo abbigliamento era quello di qualcuno che si apprestava ad un safari in
Africa, sembrava tale e quale a quello di Doc Savage, il popolare personaggio
dei romanzi pulp degli anni 30, a parte che il tale, per quanto altrettanto
vigoroso, non aveva la pelle bronzea e i suoi capelli erano biondi, lunghi e
fluenti.
Si chiamava Kevin Plunder, ma il mondo lo conosceva come Ka Zar.
Ma per quanto particolare,
non era lui a lasciare a bocca aperta i passanti, bensì l’animale che lo
accompagnava: era uno splendido esemplare di tigre da denti a sciabola chiamata
Zabu, lungo circa due metri e con un peso che si
stimava attorno ai 200 kg. Il manto era di un arancione acceso che ricordava
quello dei Puma e aveva due enormi e spaventosi canini ricurvi da cui la sua
specie aveva preso il nome.
Se già era inusuale andarsene
in giro per la città accompagnato da un felino di grossa taglia, lo era ancora
di più se si pensava che quella specie doveva essere estinta da milioni di
anni!
Ma era questo il segreto
di Ka Zar; lui proveniva da una regione della terra definita “la Terra
Selvaggia” dove il mondo era rimasto come all’epoca dei dinosauri.
Una realtà incontaminata e
fuori dal tempo di cui Ka Zar si definiva il signore ed era venuto qui per
dichiarare alle Nazioni Unite che quella che riteneva la sua patria voleva
restar fuori dalle dispute tra nazioni né voleva venire contaminata
dall’inquinamento che stava distruggendo la nostra civiltà.
Mentre venivano circondati
da curiosi che li riprendevano coi telefonini, Ka Zar e il suo felino
avvertirono qualcosa di strano, come un senso di pericolo.
La bestia si sentì come
punta da qualcosa e iniziò a emettere uno strano verso.
<Cosa c’è Zabu? Che succede?> domandò l’uomo.
Tutt’a un tratto Zabu emise un ruggito spaventoso, mostrando le terrificanti
zanne.
I cittadini iniziarono a
farsi prendere dal panico e a urlare per la paura. Zabu
iniziò a correre e saltare all’impazzata.
<Zabu!
Fermo! Non fare così!> urlò Ka Zar, correndole dietro.
Una pattuglia delle
polizia arrivò sul posto. Gli agenti, per quanto addestrati a rimanere col
sangue freddo in situazioni di pericolo, non poterono fare nulla, se non
tremare di terrore, quando l’enorme felino balzò sul cofano della loro macchina
e ruggì.
Ka Zar gli balzò al collo,
prima che la bestia potesse sfondare il parabrezza, e strinse attorno ad esso
le sue possenti braccia.
<Zabu,
fermati, ti prego... fermati! Sono il
tuo padrone Zabu, ti ordino di placarti!> gridò l’uomo,
stringendo sempre più forte, facendo mancare l’ossigeno al cervello della tigre
che, dopo un po’, perse i sensi a cadde distesa al suolo.
La notizia non passò
inosservata, e tutti i giornali del paese scrissero degli articoli su quanto
avvenuto ... il Daily Bugle,
poi, gli dedicò un intera pagina, alludendo al fatto che un animale preistorico
come quello, libero di girare a New York, fosse inspiegabilmente collegato alla
presenza dell’Uomo Ragno.
Zabu venne sedata e rinchiusa in uno zoo, mentre Ka Zar
venne arrestato in quanto ritenuto responsabile del comportamento dell’animale.
Uno zelante Vice
Procuratore degli Stati Uniti decise di perseguire il biondo d’origine inglese
per l’introduzione in città di un animale pericoloso e sostenne che Zabu dovesse venire abbattuta.
Gli animalisti
protestarono, in quanto Zabu era un’esemplare unico
che andava salvaguardato..
Ka Zar apparve in
tribunale la mattina dopo assistito da un legale d’eccezione: Franklin Edward
Nelson, che fino a poco tempo prima era stato proprio il Procuratore Federale
per quel Distretto Giudiziario.
<Vedo che è tornato a
fare il Difensore Mr. Nelson.> lo salutò il giudice.
<Non del tutto per mia
scelta, come lei sa bene, Vostro Onore.> replicò il corpulento avvocato
<Il mio vecchio studio tutela gli interessi di Lord Plunder
negli Stati Uniti da diversi anni e quando mi ha chiamato sono subito
accorso.>
<Molto bene. Come si
dichiara il suo assistito?>
Ka-Zar stava per dire
qualcosa ma Foggy Nelson gli pose una mano su una
spalla e rispose:
<Non colpevole
naturalmente. Faccio presente a Vostro Onore che Lord Plunder
in quanto Signore della Terra Selvaggia gode di uno status particolare presso
le Nazioni Unite ed era in quella veste che si trovava ieri qui a New York
pertanto non poteva essere arrestato. Ne chiedo l’immediata liberazione.>
Il giudice esaminò i
documenti che provavano come Kevin Reginald Lord Plunder avesse uno status di rappresentante degli interessi
della Terra Selvaggia presso le Nazioni Unite con una forma blanda di immunità
diplomatica e ne dispose il rilascio.
<Avrei preferito
rivederla in circostanze migliori.> gli disse Foggy
mentre uscivano dall’aula <In ogni caso non c’è da preoccuparsi: l’accusa è
inconsistente e non reggerà.>
<Non m’interessano le
accuse contro di me. Sono preoccupato per Zabu.>
ribatté Ka-Zar.>
<Di questo parleremo
più tardi. Ora torni al suo albergo, si faccia una doccia, mangi qualcosa e poi
venga a trovarmi oggi pomeriggio allo studio legale Nelson & Murdock.>
<Ci sarò.> fu la
secca risposta.
Foggy Nelson lo osservò andar via. Era certo più
civilizzato di quando l’aveva conosciuto tanti anni prima* ma in lui ribolliva
ancora una furia selvaggia che avrebbe portato solo guai a chi l’avesse
scatenata.
* Addirittura su Daredevil. Vol. 1° #14 datato
marzo 1966.
Qualche ora dopo Il nobile
selvaggio entrava negli uffici di Nelson & Murdock
suscitando gli sguardi curiosi ma anche intimoriti o ammirati di avvocati ed
impiegati. Fu ricevuto nell’ufficio di Matt Murdock.
<Vorrei che potessi
vederlo, Matt.> disse sottovoce Foggy Nelson al
suo vecchio amico <Pare Schwarzenegger in quel vecchio film, Conan il
barbaro ... ma con gli abiti di Indiana Jones!>
<Descrizione eloquente,
Foggy> ribattè
l’avvocato cieco <riesco ad immaginarmelo.> sorrise.
Ka Zar si sedette al
tavolo di fronte ai due. Matt avvertì come la sua presenza fisica intimoriva il
povero Foggy, sebbene il suo vecchio amico cercasse
di non darlo a vedere.
<Allora mister ... uh
come dobbiamo chiamarla? Lord Plunder o... >
<Ka-Zar. Solo Ka-Zar.>
<Bene signor… Ka Zar,
ci spieghi come sono andati I fatti.>
<Io e Zabu ci stavamo recando alle Nazioni Uniti dove avrei
tenuto il mio discorso. Quando eravamo dinnanzi al palazzo ho percepito il
rumore di uno sparo col silenziatore, lo stesso usato dai bracconieri.>
<Lei ha... udito uno
sparo. Col silenziatore. A New York.> disse Foggy,
con un tono sarcastico.
<Non è la prima volta
che mi sparano, avvocato. So quello di cui parlo. Zabu
attacca solo in caso di pericolo, altrimenti è un fedele animale di compagnia.
Non avrebbe fatto quello che ha fatto, se non fosse stata drogata.>
<Lei sostiene che le
abbiano sparato un qualche tipo di eccitante?> domandò Murdock.
<E’ così. Uno sparo, e
la mia tigre si agita e da di matto. Sono certo che è andata così. Qualcuno sta
complottando contro di me.> sostenne con vigore Ka Zar.
Matt lo ascoltò con
attenzione.
<Uh veda signor Ka Zar
.... è un po’ poco per costruirci su una difesa. Innanzi tutto è difficile
dimostrare come lei abbia potuto ehm ... avvertire lo sparo. Inoltre, possiamo
anche ridere delle analisi del sangue della sua, uh, tigre, ma c’è il rischio
che non vi si trovino più tracce di composto chimico, per quando avremo il
mandato, inoltre ...>
<MALEDIZIONE! E’ COSÌ
CHE è ANDATA, VI DICO! NON SONO UN UOMO CHE MENTE!> gridò il possente uomo
biondo, sbattendo i pugni sul tavolo.
<Si calmi. Il mio socio
non intendeva offenderla.> disse Matt <Ma è così che si comporterà il
Pubblico Ministero. Lei deve prepararsi, faranno di tutto per screditare la sua
tesi. La cosa su cui dovremmo innanzitutto puntare è sulla salvaguarda delle
specie del suo animale, evitando così che venga soppresso. Poi ...>
<Mi annoiate coi
cavilli burocratici. So che c’è stato uno sparo. So come sono andate le
cose. Io non devo provarvi niente;
troverò il colpevole, e lo costringerò ad ammettere quanto ha fatto!> e così
dicendo, Ka Zar prese l’uscio della porta.
<FIIIUUU! Per un attimo
ho pensato che volesse colpirmi... sai cosa mi ha ricordato? Quella volta che
incontrammo Namor. Te lo ricordi, Matt?> *
* = nell’immortale Daredevil
vol. 1 # 7 (1964)
<E come potrei
dimenticarlo?> rispose il cieco, per poi concentrarsi sui suoi pensieri:
aveva avuto a che fare con Ka Zar in passato* e, sebbene il suo atteggiamento e
il suo frasario si fossero evoluti col tempo, Ka Zar aveva la stessa genuinità
di allora. Un uomo incapace di mentire, era vero quel che diceva di se.
Gli ipersensi
di Matt non avevano captato nessun segno di menzogna nel suo racconto.
Credeva dunque alla sua
storia, era vittima di un qualche tipo di complotto.
Ma non era nei panni del
suo avvocato che avrebbe potuto aiutarlo.
* = in Daredevil vol. 1 #
12/14 e # 24 e sul nostro Devil # 10/11
Così quella sera, una
volta indossato il suo aderente costume rosso, Devil
si recò sul luogo dell’incidente per svolgere le sue personalissime indagini.
Era difficile per lui descrivere come funzionava il suo senso radar: forse non
poteva vedere la bellezza di un dipinto di uno splendido tramonto, ma poteva
percepire cose che anche una vista acuta non poteva cogliere.
Il mondo gli appariva come
attraverso un negativo, era come una visione a 360 gradi agli infrarossi, in
questo modo percepiva con esattezza la posizione degli oggetti e delle persone.
Concentrandosi e ampliando
la percezione del suo radar, calcolò con precisione quello che doveva essere
stato il percorso fatto dal proiettile, cercando di capirne la balistica, fino
a quando, sotto un automobile parcheggiata poco distante, avvertì la presenza
di un corpo.
<Bingo!> esclamò,
sporgendosi sotto l’auto e trovando quello che aveva tutta l’apparenza di
essere un dardo da caccia.
<Roditi il fegato,
commissione Warren!> disse scherzando tra sé e sé <Ka Zar aveva ragione.
Qualcuno ha iniettato alla sua tigre qualcosa, una qualche droga che deve
averla agitata scatenando quel putiferio. Ma chi? E per quale motivo?>
Mentre la sua mentre di
avvocato cercava di trovare risposte a queste domande, col suo olfatto
ipersensibile annusò il dardo. Sentì un forte odore di erba e medicinale,
qualcosa di muschiato.
Niente che avesse mai
annusato in vita sua aveva questo odore.
<Sembra clorofilla e
... un qualche tipo di bacca che non ho mai sentito. Qualcosa che di certo non
cresce a Central Park.> pensò, ma la sua riflessione venne interrotta quando
percepì l’arrivo di un imponente figura.
Un uomo massiccio, ma
agile e veloce, alto 1.87 e pesante 98 kg, il cui cuore batteva come un tamburo
per l’agitazione.
Devil sapeva di chi si trattava, prima ancora che questi,
saltando dall’alto, atterrasse vicino a lui.
<Salve Ka Zar.> lo
salutò.
<Devil.
Perché sei qui?> disse l’altro, senza troppi convenevoli.
<Quello che ti è
accaduto è su tutti i notiziari. Per fartela breve, ho sentito quello che è
successo e ho deciso di indagare per conto mio. Non siamo grandi amici, noi
due, ma ti conosco e so che sei un uomo di parola. Infatti ho trovato qualcosa
che avvalora la tua tesi.>
<Di che si tratta?>
<Guarda tu stesso
...> gli lanciò il dardo, che Ka Zar afferrò al volo.
<Lo sapevo! Ne ero
dannatamente certo ...>
<Hai un sospetto di chi
possa essere stato?>
<No... non ho nemici in
questa città ... sebbene mi sia battuto, nel corso degli anni, al fianco di
alcuni eroi newyorkesi ... come te, d’altronde.>
<Già. Che mi dici di
tuo fratello?>
<Lo escludo. Non è
nemmeno in America. So che è da qualche parte in Inghilterra.>
<Allora è il caso di
scoprire chi è stato a sparare questo veleno.>
<Hai qualche idea?>
<Forse. Ti chiedo solo
di fidarti di me e non fare domande, ma se ho ragione, posso condurti da lui
... chiunque esso sia.>
<Sei enigmatico, ma sei
anche l’unica pista che ho. D’accordo allora, ti seguo. Fai strada.>
Così l’avventuriero
scarlatto e l’uomo della giungla si misero a saltare di tetto in tetto.
Devil non rivelò a Ka Zar che stava seguendo l’odore di
quella insolita mistura che aveva percepito sul dardo: concentrandosi su di
esso, e ignorando lo smog e i mille odori della città che potevano ingannarlo,
l’uomo senza paura, come un segugio da caccia, si mise a inseguire quell’aroma.
Ka Zar gli stava dietro e,
come da patti, non faceva domande: sebbene l’Uomo senza Paura non gli avesse
detto dove erano diretti o come fosse a conoscenza di quale fosse il percorso
da fare, Devil sembrava sapere bene quel che faceva,
e tanto gli bastava.
La strada scelta da Devil li portò verso una villetta nel quartiere
residenziale di Riverdale nel Nord Bronx.
La scia dell’odore finiva
lì.
<Ecco Ka Zar, ci siamo.
L’uomo che ti ha teso quella trappola si trova lì.>
<Bene. Adesso entrerò e
lo farò confessare a pugni. Rimpiangerà quello che ha fatto.>
<Aspetta, ho un idea
migliore. C’è un lucernario sul tetto. Introduciamoci da lì e indaghiamo, prima
di passare alle maniere forti. Non vuoi saperne di più, sul tuo avversari?>
<Uhm. C’è della
saggezza nelle tue parole. Andiamo.>
Le due agili figure
salirono silenziosamente sul tetto, per poi osservare dall’alto quanto accadeva
all’interno.
In quello che sembrava
essere un improvvisato laboratorio, due uomini stavano discutendo.
Il primo di essi, il più
grosso, col la barba e i capelli neri, era un volto noto a Ka Zar; col suo
inconfondibile gilet a forma di testa di leone, con la criniera che gli cadeva
sulla spalle e i pantaloni in pelle di leopardo, si trattava di Kraven il cacciatore, il possente figlio del famigerato
nemico dell’Uomo Ragno.
<Kraven
...> borbottò Ka Zar.
Anche Devil
conosceva Kraven, ma solo di fama, anche se aveva già
incontrato il suo omonimo padre. mentre il biondo eroe della giungla aveva
avuto dei trascorsi contro di lui.
L’altro uomo era invece un
mistero: anziano, di colore, con la barba e i capelli ricci spruzzati di
grigio, si intuiva facilmente che provenisse dall’Africa centrale.
<Io ho fatto la mia
parte, Kraven. Ora tocca a te.> disse l’uomo.
<Shabi,
mio caro amico, un patto è un patto, e Kraven il
cacciatore mantiene sempre la parola data. Avrai quello che ti ho promesso, ma
solo al termine della mia missione. Potrei avere ancora bisogno dei tuoi
talenti.>
<Ho accettato di
produrre per te la mia pozione solo in cambio dei soldi per i medicinali per la
mia gente. Il mio villaggio è ammalato e quelle medicine mi servono. Ma non mi
avevi detto che l’avresti usata per fare del male a degli innocenti come l’altro
giorno. Io pensavo che ti servissero per la tua caccia.>
<Ma è per una caccia,
amico mio. Ma ogni cosa a suo tempo. Adesso è tempo per me di vendicarmi. Mi
sono battuto con quello stupido selvaggio, anni fa, ma la sua tigre lo ha
aiutato a sconfiggermi. Senza non sarebbe mai riuscito a battermi!> disse
con orgoglio <Ma grazie al tuo aiuto, riuscirò a fargliela pagare! Una volta
al processo, colpirò Ka Zar con questa cerbottana e quando lui darà di matto,
lo faranno rinchiudere per anni! Io intanto sotto falso nome acquisterò quel
magnifico esemplare di tigre, lo addestrerò per obbedirmi, e una volta che sarà
ai miei ordini, andremo finalmente a dare la caccia a quel dannatissimo Uomo
Ragno! Con Zabu al mio fianco non riuscirà più a
sfuggirmi!>
Devil e Ka Zar avevano udito ogni parola.
<Avevi ragione, era
tutto un complotto... un piano ben ingegnato da Kraven.
Non sapevo che voi due vi foste battuti ...> ma le parole di Devil non vennero ascoltate; una rabbia selvaggia s’era
impadronita di Ka Zar, le vene del suo collo e dei suoi bicipiti cominciarono a
gonfiarsi, battito da accelerare e il respiro a farsi più forte.
<No Ka Zar fermati! Non
...>
Il signore della Terra
Selvaggia sfondò il lucernario e si lanciò di sotto.
<KRAVEN!> gridò
furente.
<TU! Come sei arrivato
fin qui!>
<Me la pagherai!>
urlò ancora Ka Zar, avventandosi sul suo avversario.
Il suo potente pugno andò
a segno, poi un altro e un altro ancora.
Kraven però iniziò a reagire, colpo su colpo, mostrando una
forza e un vigore non inferiore.
<Tu, stupido animale!
Pensi di essermi superiore? Ho sconfitto bestie molto più feroci!>
Si diceva che Kraven possedesse la forza di un gorilla maschio adulto, e
dalla potenza dei suoi colpi sembrava che non fossero solo dicerie.
Si scambiavano colpi di
inaudita potenza, incuranti dai danni che stavano causando.
Nell’impeto della lotta i
due stavano per travolgere il povero Shabi.
<Attento!> gli urlò Devil, che con un balzo lo portò fuori dalla traiettoria.
La comparsa dell’uomo
senza paura cambiò le prospettive di Kraven
sull’esito dell’incontro.
Avrebbe senz’altro potuto
battere entrambi in un singolare duello, non aveva dubbi al riguardo, ma due
contro uno potevano essere un problema persino per uno come lui.
Un’idea gli balenò in
mente; una strategia che gli avrebbe permesso di prendere, come si suol dire, “due piccioni con una fava”.
Estrasse la sua cerbottana
dalla cintura e mirò al torace di Ka Zar, in bella mostra dopo che la camicia
andò in pezzi.
<No, fa attenzione!>
gridò Shabi, ma invano: il dardo sparato da Kraven andò a bersaglio, centrando il pieno il petto del
suo avversario.
<KA ZAR!> urlò Devil, andando in suo soccorso.
Kraven ne approfittò per fuggire con la rapidità che
sosteneva essere pari a quella di un leopardo.
<Ka Zar rispondimi...
come ti senti?> gli chiese Devil, avvertendone il
battito cardiaco aumentare sempre di più.
<Allontanati da
lui!> urlò Shabi.
Emettendo un verso che
pareva quello di un animale, Ka Zar cercò di colpire Devil,
ma gli ipersensi dell’eroe di Hell’s
Kitchen lo avevano messo in guardia, e i suoi riflessi fulminei gli avevano
impedito di venire colpito.
Ka Zar emise un grido e
cominciò a battersi il petto. Sembrava essere più bestia che uomo.
<Maledizione. Lo ha
drogato.... il suo battito, il suo respiro ...sembrano davvero quelli di un
animale selvaggio! > pensò Devil.
<Mettiti in salvo!
Scappa! Non si può più ragionare con lui!> gli gridò Shabi.
Ka Zar cercò di colpirlo
con un pugno, ma Devil riuscì ad evitarlo, ma venne
afferrato per un braccio e scaraventato contro la finestra.
Si ritrovò in giardino,
stordito e ferito; non ebbe tempo di riprendere fiato che Ka Zar si lanciò
letteralmente su di lui come una tigre.
Seppur a terra Devil riuscì a respingerli colpendolo al petto coi piedi
giunti.
Il colpo ricevuto fece
infuriare ancora di più Ka Zar, che si disfò di quello che rimaneva quella
camicia stracciata, mostrando il fisico possente e i muscoli tesissimi.
<Non sarà un incontro
facile per te, Matty> pensò Devil
tra sé e sé <Ka Zar è forse il tizio più coriaceo con cui ti sei azzuffato,
tolto Namor. Sarà una vera impresa metterlo K.O.>
Ka Zar era effettivamente
più grosso di lui, più alto, più possente. Possedeva riflessi e velocità affinati
durante la sua permanenza nella giungla. Aveva sviluppato un incredibile forza
fisica combattendo contro animali feroci. Sulla carta, era certo il favorito.
Ma non si viene
soprannominati “l’uomo senza paura” se ci si scoraggia davanti questo tipo di avversità:
incurante di tutto Devil andò incontro al suo
selvaggio rivale e iniziò a colpirlo.
<Devo sfruttare quello
che lui non ha. Gli ipersensi mi anticipano ogni sua
mossa. Sono più rapido e più agile, e ho una conoscenza delle tecniche di
combattimento superiori. Devo trovare un modo di sconfiggerlo senza provocargli
danni permanenti.>
Riuscì a colpirlo alla
mascella e all’addome con precisione, ma l’altro incassò senza quasi batter
ciglio.
Mentre il suo agile corpo
evitava di venire afferrato, la mente di Matt tornò ai racconti di suo padre, a
quando raccontava che a volte sul ring gli capitava di incontrare avversari che
non volevano andare giù; lui li colpiva e li colpiva, ma quelli parevano fatto
di mattoni, e non andavano al tappeto.
Rimanevano in piedi, come
se colpisse un muro di gomma.
Devil aveva la stessa identica sensazione, lottando con Ka
Zar.
Con un balzo afferrò un
grosso ramo e usandolo come la trave di un ginnasta, volteggiò e colpì Ka Zar
nuovamente con un calcio a piedi uniti.
<Ah, questo non gli è
piaciuto ... vediamo se gradisci questo!> afferrò il suo manganello
rinforzato in acciaio e lo colpì con quello.
L’uomo della giungla
accusò il colpo.
<Così pareggiamo la
potenza dei colpi, ma non voglio ferirlo. Voglio solo metterlo K.O.. Andiamo Ka
Zar, riprenditi; voglio evitare di farti del male ....> evitò di un soffio
un violento gancio destro < ... e peggio ancora, che tu ne faccia a me!>
Nella difficile posizione
in cui era Devil non riuscì ad evitare di venire
placcato, quando Ka Zar s’avventò su di lui come un toro.
<Dannazione, la sua
presa ... di ferro. Non riesco a liberarmi, devo ....>
Improvvisamente però Ka
Zar mollò la presa, portandosi una mano alla base del collo, per poi svenire,
pochi attimi dopo.
Preso dalla difficile
lotta, Devil non si accorse di chi gli aveva prestato
soccorso.
<Ti chiedo scusa se non
sono intervenuto prima, ma col macello che hanno fatto lì dentro, non sono
riuscito a trovare gli ingredienti in tempo ....> disse Shabi.
<Che cosa hai
fatto?> gli chiese Devil.
<Gli ho iniettato una
pozione che annulla gli effetti di quello precedente.> disse mostrandogli la
cerbottana, la stessa usata poco prima da Kraven.
<Io... non volevo che
nessuno si facesse male.> confessò candidamente l’africano, abbassando il capo.
< Ho accettato di
aiutare Kraven perché aveva promesso di fornire dei
medicinali per la gente del mio villaggio, se io avessi preparato per lui le
mie pozioni. Non sapevo per cosa le avrebbe usate però .... io volevo
solo....>
<Ti credo Shabi. I fanatici come Kraven
sono disposti a qualunque inganno pur di raggiungere i loro scopi.> disse Devil, poggiandogli una mano sulla spalla in modo
consolatorio.
***
La vita spesso è avara di lieti
fine, ma a qualche volte questi avvengono ugualmente.
La testimonianza di Shabi permise allo studio Nelson & Murdock
di ribaltare quello che poteva sembrare un processo senza appello.
Le accuse contro Ka Zar
vennero ritirate e Zabu liberata, a patto di venire
rimpatriata al più presto.
Anche Shabi se la
cavò con poco, in quanto l’avvocato Murdock riuscì a
dimostrare come fosse stato vittima di un raggiro.
Il giorno in cui gli
riconsegnarono il suo fedele animale, Ka Zar era felice come un bambino.
<Zabu,
amico mio... come mi sei mancato!> disse abbracciandolo <Chi è il mio il
mio micione? Eh? Chi è il mio bel micione?>
Nelson e Murdock assistettero alla scena.
<Peccato che tu non li
possa vedere, Matt ... sai che a vederla così festosa, così giocherellona,
anche quella tigre non sembra tanto pericolosa?>
Ka Zar sentì il commento.
<Zabu
vorrebbe ringraziarla, avvocato... vuole accarezzarla?>
Foggy s’irrigidì e iniziò a sudare.
<ULP! Uh n-no, mr Ka Zar, signore... s-se per voi è lo stesso, eviterei di
farlo… >
Anche senza il dono della
vista, Matt riuscì a figurarsi la scena e la cosa gli strappò un sorriso.
FINE.